La tana
di Franz Kafka
Regia Christian Mair
Musica Tiziano Popoli
Rielaborazione drammaturgia Flora Sarrubbo
con
Flora Sarrubbo bestia pensante
Tiziano Popoli nemico
“ Der Bau” è uno degli ultimi racconti di Franz Kafka, che rimase probabilmente incompiuto. A trovarlo fu l’amico Max Brod, che avrebbe dovuto bruciare tutte le opere dello scrittore praghese, come da sua esplicita e ultima richiesta. Ormai vicino alla morte e consapevole da tempo che l’amico mai avrebbe approvato il suo desiderio di rimanere pressoché sconosciuto al mondo, Franz Kafka iniziò a riempire i suoi quaderni di racconti e frammenti, tra i quali appunto “Der Bau”.
LA TRAMA
Una creatura misteriosa, una bestia pensante (razionale nel logos, animale nell’istinto e nelle movenze) descrive l’architettura del proprio rifugio sotterraneo con estrema minuzia. Confessa la paura di un incursione nemica, che diverrà ossessione proprio nel momento in cui il racconto si interrompe: lasciandoci solo intravedere quel nemico, che nell’idea originale forse avrebbe dovuto finalmente divorare l’io parlante, ma che rimane invece solo una pura ossessione. Sempre latente nelle parole che chiudono il racconto: “tutto invece è rimasto immutato”.
NOTE DI REGIA
La tana è il duplicato della creatura che l’ha costruita, una mente intelligente, pensante, di un pensiero patologico, che si affanna a dare un senso al lavoro di una vita intera. Non esiste dualità; costantemente la tana viene costruita nel logos che le da’ vita, nella parola che la determina e che insieme a lei, determina il nemico, che mai si rivelerà forse proprio perché nulla vi è di altro da se’.
Il nemico non è che un rumore, avvertito con istinto bestiale, nell’estenuante lotta per la conquista del silenzio. E il rumore nel non avere un volto, è l’oscuro, nel non essere definito è il bestiale, il non prevedibile, nel suo improvviso placarsi è condanna inesorabile e tremenda.
La creatura pensante sorveglia se stessa e crea al contempo lo spazio del pericolo, senza il quale non varrebbe la pena vivere.
Il costante dialogo interiore sull’efficienza della sofisticata opera costruita costringe la creatura pensante ad un compulsivo e ossessionante “raccontarsi” ad alta voce la validità del proprio operato, cercando in tal modo di riempire lo spazio vuoto della paura e nel contempo di giustificare la propria strategia di difesa.
Attraverso microfoni e registrazioni, l’io parlante-narrante sulla scena costruirà il suo labirintico edificio, doppiandosi, sottraendosi, ascoltandosi, invocando il suono, fino ad una disarticolazione dell’atto linguistico che renderà il protagonista ancor più bestiale, inesorabilmente dentro e fuori, come la creatura kafkiana dentro e fuori dalla sua tana, in una sorta di narrazione sorvegliata, in un sogno pur sempre lucido.
“Mi sembra di non essere davanti a casa mia, ma davanti a me stesso mentre dormo e di aver la fortuna di poter dormire sodo e nello stesso tempo sorvegliarmi attentamente”
Attrice e musicista determineranno in scena lo spazio del potenziale, di ciò che può essere ma che nel suo non divenire, potrebbe diventare anche contemporaneamente irreale. La bestia pensante e il nemico, il protagonista e l’avversario, diventeranno -in un lasso di tempo non calcolabile-figure identiche.
“l’uno contro l’altro ugualmente furenti, nessuno prima e nessuno dopo, con gli artigli e coi denti e con novella fame, anche se saremo del tutto sazi”.
Lo spettacolo, lontano da qualsiasi dimensione realistica, soffocante e surrealista, frammentario e claustrofobico come una pellicola in bianco e nero, conduce lo spettatore in una dimensione quasi preistorica che trascende il tempo e il divenire e imprime in ognuno la condizione della condanna, che prima ancora di essere condanna nel sociale, è condanna intima, antica, esistenziale.
Il suono, il sibilo percepito che inquieta, il corpo estraneo che ci minaccia, la fatica del calcolo per riconoscerlo, nominarlo e allontanarlo (pur nel desiderio di averlo sempre accanto), l’edificio simmetrico e asimmetrico che abbiamo costruito, tutto sarà improvvisamente interrotto; sottratta la parola dall’immagine- il racconto è infatti incompiuto- rimane soltanto un corpo che girando su stesso apre la bocca emettendo lo stesso sibilo contro il quale ha fino ad ora combattuto e che come un rantolo forse lo soffocherà.
Lo spettacolo è adatto ad un pubblico adulto e agli studenti delle scuole superiori
I contenuti di Youtube non possono essere mostrati in virtù delle tue attuali impostazioni sui cookie. Clicca su "Accetto e mostro il contenuto" per visualizzare i contenuti e accettare le impostazioni sui cookie di Youtube. Per maggiori informazioni, ti invitiamo a consultare la nostra Dichiarazione privacy. Clicca qui per ritirare il tuo consenso alle impostazioni sui cookie in qualsiasi momento.