più in alto
di Isma Forghani
traduzione a cura di Marcella Orrú e Shida Galletti
una produzione
controtempoteatro
Regia
Flora Sarrubbo
con
Diletta La Rosa
Marta Marchi
Flora Sarrubbo
disegno luci
Federica Rigon
Più in Alto ruota attorno a tre donne che amiamo definire incrollabili:
Sarah Bernhardt (1844-1923), Marianne Heinisch (1839-1936) e Táhirih (1817-1852).
La questione femminile è il fulcro del loro serrato dialogo, la figura della donna, a partire dalla percezione di sé e del proprio ruolo nella società.
Sarah Bernhardt, la divina, l’attrice, parla di libertà femminile, ostentando il corpo come immagine fondamentale di quella libertà, il corpo come arma di emancipazione, il corpo come simbolo, dunque, di quella libertà; e per questo l’attrice utilizza il suo corpo nelle pubblicità e nell’allora nascente industria del cinema.
Marianne Heinisch, l’attivista austriaca per i diritti delle donne, vede invece in quel corpo ostentato un pericolo, il pericolo di oggettivazione delle donne, della riduzione del femminile a oggetto di consumo.
La forza straordinaria di questo scontro è che esso ci restituisce due donne incrollabili, perché dedite e mosse dal desiderio di conoscenza.
In scena ci sono due donne consapevoli che l’emancipazione non può che passare attraverso la lotta contro ogni tipo di ignoranza.
Le due donne si incontrano attraverso una terza figura, la poetessa iraniana Táhirih, che grazie proprio alla poesia e a quel sapere appannaggio esclusivo del mondo maschile, conduce la sua battaglia per la liberazione delle donne.
La giovane poetessa si batte perché le donne abbiano l’opportunità di leggere e scrivere, studiare teologia e occuparsi di politica.